Vivere la disabilità oggi.

Alice Valentina ci racconta quanto la società continui a non aiutare le persone con disabilità.

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A volte spiegare chi sono e cosa penso è complicato, lo era quando ero un adolescente e lo è tutt’ora che sono un adulta. Non riesco ad immedesimarmi in nessuna categoria. Per la società, chi vive condizioni come me non esiste, si è vero non esistiamo. Perché spesso chi come me ha una disabilità motoria medio-grave ma non cognitiva, non esiste. Nella società moderna occidentale il disabile si divide solo in due categorie o è un superuomo che fa tutto, eccellendo in sport e quant’altro o è il poveretto (passatemi il termine perché tanto è questo quello che pensa la gente, e io non sono per il politicaly correct ma per il più mero realismo) che ha bisogno d’aiuto per ogni minima cosa.
Anni fa quando il servizio di leva e quello civile erano ancora obbligatori ed io ero in condizioni fisiche migliori di quelle che sono costretta a vivere ora, chiesi la possibilità di avere un obbiettore per poter essere accompagnata in biblioteca, nonostante l’invalidità al 100%, accompagnamento e le palesi limitazioni che sono palesi a chiunque mi guardi per più di due minuti, mi venne risposto che non ero abbastanza invalida per poter avere un sostegno e se fossi stata cieca o con gravi deficit cognitivi, quell’aiuto avrei potuto avere.
A distanza di poco più di dieci anni, nonostante i tempi stiano cambiando la mentalità della gente è sempre la stessa. Inoltre pare che oltre al non aver diritto di esistere ed essere relegati a un limbo pare di non aver diritto nemmeno a un proprio pensiero o identità. Poi c’è il perenne giudizio: Sorridi? allora per te la vita è facile tanto sei forte, daltronde stai sorridendo (come se non fosse anche quello un’esercizio, spesso durissimo). Non sorridi? eh sei un pessimo disabile pieno di rabbia contro se stesso che sfoga sui poveri normodotati ed il mondo la sua rabbia interiore (questo se solo si fa notare cose che oggettivamente non funzionano).
Facile la vita per te che sei disabile tanto hai mille agevolazioni e sei un cittadino privilegiato che ruba cose a noi poveri normodotati (giuro questa mi è stata detta in tantissime occasioni).
Non parli di problemi e non ti rodi il fegato per quello che non funziona? Sei superficiale.
Ti arrabbi quando la gente ti tratta come se tu avessi gravi problemi cognitivi o la gente non ti guarda nemmeno in faccia? Odi il mondo ed è colpa tua perché se sorridessi la gente sarebbe migliore.
Spesso inoltre si affronta quello che è la cosa secondo me peggiore la rivalità fra disabili, alcuni sembrano sempre pronti a mordere il prossimo che del resto non vuole rubargli nulla, alcuni dei giudizi più pesanti e cattivi mi sono arrivati proprio da chi vivendo situazioni come la mia dovrebbe capire e non giudicare. Si sà di fronte alla non voglia di provarci a fare certe cose è meglio dire all’altro che è sbagliato. Una delle cose dette con “intenzione di offendere” più paradossale che ho ricevuto? “Sei troppo autonoma”, rea di aver cercato di fare le cose da sola senza pesare sui miei genitori.
Ora io mi chiedo cosa devo fare per andare bene in questa società ormai malatissima? Chi devo essere? Perchè sorridere o arrabbiarsi quando se ne ha tutte le motivazioni difronte ad ingiustizie subite non vanno bene?
La risposta temo non ci sia… So solo che vorrei una vita tranquilla, normale e vorrei non dovermi sentire perennemente in debito o in soggezione per una situazione che purtroppo non ho scelto io di vivere, un pò come chiunque, normodotati e non.