Se lo puoi sognare, lo puoi fare

Commento di una madre con la passione per la corsa e una figlia con sindrome di down al video di Bailey che taglia il traguardo del suo primo triathlon

bailey video

Ho letto un commento al video che riprende l’arrivo della prima gara di thriatlon di un ragazzo con paralisi cerebrale infantile, che con il suo deambulatore arriva al traguardo. Il commento è scritto da una madre con la passione per la corsa e lo sport, che ha una figlia con sindrome di down. “Eccolo, semplicemente fantastico! Di questo bambino e della sua famiglia sentiremo ancora parlare, spero! Questa storia è una corposa iniezione di voglia di vivere, voglia di riscatto, e di ricominciare a sperare”, scriveva nel commento.

Conoscendo la persona, mi sono emozionato; allora le ho chiesto di scrivere qualche pensiero che riguardasse la sua esperienza.

Questo e ciò che mi ha scritto: Temo si corra il rischio di diventare… beh è facile da immaginare! Del resto l’emozione di questo video non può non scaturire spontanea, ripeto, come mamma ma anche come essere umano, come persona troppo spesso concentrata sui propri problemi da rimanere così turbata da questo miracolo, ma del resto il miracolo noi lo viviamo tutti i giorni. Tutte le volte che apro gli occhi mi domando perché? Come mai sono stata scelta di diventare madre di S.?

I SUOI GENITORI NON SI SONO CHIUSI NEL DOLORE DELLA DISABILITÀ

Cos’è che mi ha dato l’energia di fare di S. quello che è? Come mai, giorno dopo giorno riesco, impuntandomi a ripetere le medesime cose ben sapendo che domani dovrò ripeterlo, per l’ennesima volta? Perché la sua forza sta nel non uscire dagli schemi che si è creata e che io tento di smontare, non perché me lo abbiano detto, semplicemente perché il mio istinto mi dice che è la strada giusta. Forse non lo è, ma almeno ci ho provato ieri, oggi e ci proverò domani, esultando per qualsiasi reazione che mi fa capire che ce la si fa, ce la si può fare… L’espressione del piccolo e del suo papà valgono più di mille parole. Quando sono spettatrice di questi avvenimenti mi rendo conto del valore aggiunto della maternità, dell’importanza del ruolo genitoriale. Se è vero che Bailey è così determinato, lo è diventato perché i suoi genitori non si sono chiusi nel dolore della disabilità del proprio fiore, della propria aria, del proprio pezzo di cuore.

SE LO PUOI SOGNARE, LO PUOI FARE

Questi genitori gli hanno insegnato a guardare in alto, avanti. Solo se si è fermamente convinti si riesce a trasmettere un messaggio positivo. Non basta dire “dai” o “ce la fai”, se sullo sguardo è stampato lo sguardo compassionevole. Bisogna crederci, credere fermamente con la certezza che, come diceva Enzo Ferrari: “Se lo puoi sognare, lo puoi fare”.