Quando i selfie uccidono

Una semplice foto da innocua può divenire mortale.


Gli smarphone fanno parte ormai della nostra quotidianità, la maggior parte di noi ne possiede almeno uno e lo utilizza in vario modo: per collegarsi ad Internet, per controllare la propria posta elettronica e per farsi “selfie”. Quella dei selfie è diventata una vera e propria mania-ossessione per molti.

Vediamo che cos’è un Selfie?

Il selfie, termine derivato dalla lingua inglese, è un autoritratto realizzato attraverso una fotocamera digitale compatta, uno smartphone, un tablet o una webcam, puntati verso sé stessi o verso uno specchio, e condiviso sui social network. Proprio questa dimensione social e l’assenza di peculiarità o intenzioni artistiche, distinguono il selfie dall’autoritratto fotografico in quanto chiunque può effettuare un autoscatto, senza alcuna competenza fotografica.

Questo scatto, poi, viene condiviso sui social network consentendo ai nostri contatti di visionarlo e/o commentarlo. Al fascino del selfie nessuno riesce a resistere, a tal punto da pubblicarne anche più al giorno ed anche in pose maliziose. Sopratutto quest’ultima tipologia di scatti, affascina le adolescenti che sopratutto su Instagram non si pongono limiti pubblicando scatti a volte troppo piccanti.
In molti si sono interrogati su questo fenomeno e molti concordano nel ritenere che “stiamo diventando narcisisti, e questo porta derive pericolose”.

In effetti è proprio cosi: quanti di noi si compiacciono nello scegliere un selfie appena scattato che riceve un gran numero di likes? A tutti piace ricevere complimenti per il proprio aspetto fisico e per la propria “bellezza”, facendoci sentire V.I.P. per qualche minuto.

Questo desiderio di piacere ad ogni costo è proprio la base sulla quale poggia la maggior parte delle azioni degli adolescenti. Sono loro a esporsi sempre di più, per essere vincenti più di ogni altra cosa al mondo. Ed è proprio questo a spingerli a cercare sempre qualcosa per stupire gli altri.

Ecco, allora, che si è diffusa la moda del selfie ad ogni costo. Si avventurano in luoghi pericolosi pronti a tutto per scattarsi una foto ( o girare un video) da postare e quindi per far vedere ai coetanei quanto siano temerari.

E’ del mese scorso l’ultimo caso emblematico: a Soverato un 13enne ha perso la vita perchè per scattarsi un selfie, si era sistemato sui binari della stazione con un treno in arrivo. Facile comprendere l’epilogo: il giovane ha perso la vita.

Pochi giorni dopo, un contadino prende a sassate dei ragazzini che rischiavano di fare la stessa fine a Padova: di certo un modo poco diplomatico per farli allontanare, ma di certo ha salvato loro la vita. L’uomo ha raccontato: “Non volevano andarsene, quando mi sono avvicinato ho tirato terra e sassi perché sapevo che il treno sarebbe arrivato: sono scappati, insultandomi.

Le statistiche sono piuttosto inquietanti:le persone morte mentre si scattavano un selfie sono passate dalle 15 nel 2014, alle 39 nel 2015, mentre nei primi otto mesi del 2016 erano già 73, con l’India al primo posto con ben 76 morti assurde per una fotografia. La prima causa di morte, secondo i dati raccolti, sono le cadute da alta quota, che siano persone che si sporgono da precipizi o salgono su palazzi altissimi.

Poi ci sono i “selfie” fatti sui binari, sui balconi, accanto ad animali pericolosi o per strada, prima del passaggio di auto. Un divertimento, ammesso che si possa definirlo tale, che ogni anno causa decine di morti.

Secondo “Il Telegraph”, nel settembre del 2015 8 persone sono rimaste uccise durante l’attacco di uno squalo ma ben 12 hanno perso la vita mentre si stavano scattando un selfie. A dicembre dello stesso anno, invece, il numero è salito a 21.

La casistica – popolata soprattutto di giovani tra i 18 e i 22 anni – è abbastanza varia, anche se si nota una preponderanza delle cadute: molte morti sono infatti dovute all’insana passione per uno scatto sul bordo di una cengia o sporgendosi da un ponte. Ci si mette in posizione, poi si altera l’equilibrio per ottenere l’inquadratura migliore e si precipita.

Scattare un selfie di certo non è una vergogna, ma diventa una scommessa pericolosa nel momento in cui per farne uno si è disposti a tutto. Mettendo in gioco la propria sicurezza ed addirittura la propria vita.

Morire per la voglia di scattare un selfie speciale, un selfie diverso dagli altri può assumere una portata sempre più spaventosa se non si inzia una prevenzione all’interno delle aule scolastiche: insegniamo ai giovani ad utilizzare la tecnologia ed a poterne fruire senza danni. Ma sopratutto, insegniamo loro a dare valore alla propria esistenza.

Il selfie è un gioco, la vita no.

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