Lo sviluppo musicale del bambino

Come si sviluppa musicalmente il bambino? Già il feto è capace di percepire i suoni musicali?

Il canto ha un significato antropologico specifico per ogni cultura, dimostrato da varie ricerche. Sia l’azione del cantare che l’ascoltare musica, contribuisce alla socializzazione e senza dubbio la famiglia è il luogo nel quale ciò avviene; questo perché cantare insieme incentiva il rapporto di unione mediante la fusione di voci.

Secondo una ricerca svolta con degli adolescenti, chi considera la musica come una componente importante della propria vita, ha avuto un’esperienza del genere in famiglia. Ecco che allora ci si chiede: è opportuno far avere ai bambini delle esperienze musicali occasionali oppure queste devono essere invogliate dai genitori? L’apprezzamento familiare incide sull’intelligenza musicale dei bambini?

In base alle ricerche svolte sulle capacità uditive del feto e sulle risposte motorie agli stimoli musicali, è emerso che già intorno alla 24° settimana in alcuni feti l’apparato uditivo inizia a funzionare ( negli altri dopo la 30°); il feto reagisce ai suoni ed alla musica proveniente dall’ambiente interno ed esterno, attraverso variazioni del battito cardiaco e movimenti delle palpebre, capo, arti e tronco; è possibile, sempre in epoca fetale, far abituare a determinati stimoli:ciò è particolarmente importante visto che aiuta il neonato a discriminare e quindi avvia a successivi apprendimenti.

Osservando il neonato si è appurato che è sensibile agli stimoli sonori e musicali;manifesta delle primissime capacità discriminative reagendo all’intensità, velocità e melodia; ricorda le esperienze uditive prenatali. Secondo alcuni, la lallazione si verifica intorno ai 4 mesi, per altri intorno ai 6-7 mesi quando il tratto vocale permette di produrre le sillabe della madre, mentre prima i bambini producono suoni quasi consonantici.

Nel dialogo con la madre, le vocalizzazioni sembrano imitare il canto della madre; tali vocalizzazioni compaiono intorno ai 3 mesi, mentre, invece, il musical babbling verso i 7 mesi. La produzione cantata si manifesta intorno ai 4 anni, mentre tra i 3 ed i 5 i bambini sviluppano la capacità di seguire il tempo musicale e di rispettare il ritmo delle canzoni.

Un altro dato interessante è che le madri quando hanno registrato il proprio canto, hanno registrato anche le produzioni cantate dei propri figli: tra i 2 ed i 4 mesi, queste vocalizzazioni erano lunghe 30 secondi, tra i 6 e gli 8 fino ad un minuto. Ciò ha permesso di rilevare la presenza di frammenti melodici propri del nostro sistema musicale.

Quindi, i bambini che hanno avuto esperienze musicali prenatali, producono delle vere e proprie lallazioni musicali. Per analizzare la produzione del canto, i bambini dovevano realizzare delle interazioni cantate, che i genitori dovevano registrare. I dati hanno confermato quanto indicato dal modello di sviluppo di WELCH, riguardanti l’intonazione approssimativa, il canto quasi intonato, il canto accettabilmente intonato. 14 su 18 bambini hanno riprodotto canti in modo accettabile intonato già intorno ai 2-3 anni.

Quindi già a quest’età i meccanismi percettivo cognitivi e fonatori, sono pronti per imitare una melodia. Visto che in materia sono poche le ricerche in merito, ci si riferisce alle tappe di sviluppo musicale o-6 anni di MOOG: tutto questo non ha fatto altro che rilevare quanto sia fondamentale la stimolazione dei bambini, da parte dei genitori, fin da subito. Già durante la gestazione il feto ha modo di ascoltare e di memorizzare dei suoni che è poi in grado di riconoscere.

Se il ritmo è innato giacchè cammina di pari passo con quello biologico ( battito cardiaco e respirazione), alla musica si viene educati come abbiamo avuto modo di capire fin da quando si è ancora in fase prentale: assolutamente affascinante!Si spera che ricerche in campo prenatale siano sempre più numerose, per aiutarci a conoscere un momento cosi fondamentale per la vita di ognuno di noi.

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