Integrazione?

Piera, Giovanna, Valentina ci raccontano l' #integrazione secondo loro.

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Vi abbiamo chiesto cosa significasse per voi la parola integrazione. Ci sono stati molti spunti interessanti che ci hanno aperto e permesso di approfondire insieme a voi questo concetto.

La prima risposta sul significato di integrazione è quella di Giovanna, la quale ha espresso il suo dissenso nell’uso di questa parola che già in sé stessa contiene il concetto di separazione tra persone integrate e persone da integrare, creando così un divario e due opposti mondi che dovrebbero a prescindere appartenere alla stessa realtà.
Piera ha parlato dell’integrazione in termini più reali e di sperimentazione sulla propria pelle di cosa vuol dire la non integrazione. Ci ha raccontato delle difficoltà che ha trovato quando suo figlio Francesco si è approcciato al mondo della scuola. Quest’ultima non era affatto preparata ad accogliere le persone con disabilità, già dall’ingresso presentava cinque enormi gradini che erano una insormontabile barriera architettonica.
Ha continuato raccontandoci la sua esperienza in un luogo turistico, dove una persona, stufa del fatto che davanti a lui vi fosse una carrozzina, aveva esordito dicendo “certe persone è meglio che stiano a casa”. Da questi fatti si nota quanto ancora vi sia ignoranza rispetto all’argomento e perché sia giusto che tutte le persone debbano avere la possibilità di svolgere le attività che più ritengono opportune, come il turismo in questo caso specifico.
Un commento molto simpatico è stato quello di Valentina: “credo nell’integrazione come credo in babbo natale” .
Riporto direttamente tutto il commento del perché Valentina non crede affatto nell’integrazione.

“Perchè l’integrazione non esiste? per tanti motivi, in generale la gente comune se pensa a un disabile integrato lo vede svolgere attività da normodotato circondato e ghettizzato in mezzo a disabili, o se solo si approccia al disabile la prima domanda è: i tuoi amici sono disabili? (nel caso di sia un compagno/compagna) il tuo fidanzato è disabile? Se la risposta è negativa ne rimangono turbati, quando spieghi che nonostante tutto cerchi di svolgere una normale vita quotidiana e in questa tua quotidianità non c’è nessuno dei luoghi comuni che affibbiano a chi ha handicap, la gente ci resta male… Fino a quando sarà così integrazione almeno per quanto mi riguarda ha la stessa valenza di supercalifragilistichespidalidoso”

Ora vi spiego perchè noi crediamo nell’integrazione. Nonostante sia un concetto che divide, perchè ha ragione Giovanna quando intende che una parola può dividere. Nella stessa maniera però ritengo siano valide le esperienze dirette che ci hanno riportato Valentina e Piera, che mostrano quanto questo concetto debba ancora essere compreso da molte persone. Io penso che si debba smettere di parlare di integrazione quando non esisteranno più situazioni del genere, quando tutti potranno fare ciò che meglio credono. Con inTandem noi stiamo creando un processo di integrazione per permettere a tutti di usufruire del proprio tempo libero nella maniera più integrata possibile.