Bellezza anoressia e bulimia

L'estate si avvicina, nella ricerca del fisico perfetto aumenta anche il rischio di incorrere in patologie connesse ai disturbi alimentari.

Mancano poco alla stagione estiva e tutti noi, in misura diversa, ci facciamo prendere dalla frenesia del “fisico da spiaggia”. Ecco quindi che ci perdiamo con diete dell’ultimo minuto e sessioni di palestra intensissime sperando di ottenere miracoli in poco tempo. Se fate una ricerca sul web vi rendete conto che per dimagrire si è disposti a tutto. La mia attenzione è finita su alcuni blog che tra le tecniche per il dimagrimento consigliano anche quello di vomitare. Avete capito bene proprio quello.

Ciò che colpisce principalmente è la facilità con la quale gli utenti si confrontano su questo argomento, come se fosse una pratica del tutto normale e senza conseguenze serie per la propria salute. Vomitare non fa dimagrire, vomitare fa ammalare di Bulimia. Entrare nel tunnel dell’ossessione per il cibo fa ammalare di Anoressia.

Scopriamo meglio queste due patologie.

La Bulimia rientra, insieme all’Anoressia, nella categoria dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica.

I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED); i manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione (feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.

Per la persona che soffre di una disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio.

Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro; terminare un compito può diventare molto difficile perché nella testa sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “deve” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere una crisi bulimica.

La Bulimia Nervosa (letteralmente “fame da bue”) si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche (o “abbuffate”) a cui seguono comportamenti di compensazione finalizzati ad ostacolare l’aumento di peso.
Vengono distinte due forme di Bulimia:
Bulimia con comportamento purgativo, cioè quelle forme in cui il controllo del peso viene ottenuto mediante il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi e/o diuretici;
Bulimia non purgativa, cioè quelle forme in cui il controllo del peso si ottiene solo con il digiuno e l’attività fisica.

La storia.

Anche se i criteri diagnostici per la bulimia nervosa non sono stati formulati fino al 1979, l’evidenza suggerisce che l’abbuffata e l’epurazione erano comportamenti frequenti in alcune culture antiche. Il primo resoconto documentato di un comportamento simile alla bulimia nervosa è stato registrato nell’Anabasi di Senofonte, circa nel 370 a.C. Non è chiaro se l’epurazione fosse preceduta dall’abbuffata.

Nell’antica Roma, membri della società d’élite avrebbero vomitato al fine di “fare spazio” nei loro stomaci per tutti i banchetti del giorno.Gli imperatori Claudio e Vitellio erano entrambi golosi e obesi e spesso facevano ricorso all’epurazione abituale.

I documenti storici indicano anche che alcuni santi che svilupparono l’anoressia (come risultato di una vita di ascesi) hanno inoltre mostrato comportamenti bulimici: Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) e Santa Veronica Giuliani (1660-1727) sono state bulimiche nonostante credesseero di resistere alle tentazioni del demonio.

Santa Caterina da Siena (1347-1380) è nota per aver completato la sua rigorosa astinenza dal cibo attraverso l’epurazione come riparazione per i suoi peccati. Caterina morì di stenti a trentatré anni.
Alla fine del 20° secolo, la bulimia è stata descritto come un sintomo clinico.

Nel 1930 sono stati studiati da parte della Mayo Clinic, i ricoveri di pazienti con anoressia nervosa trattati dal 1917 al 1929. Tra il 55% e il 65% di questi pazienti praticavano il vomito volontario al fine di alleviare l’ansia del peso.I registri mostrano che l’epurazione per il controllo del peso è una pratica che p continuata per tutta la metà del 1900.

 

Attualità

Una spiegazione per l’aumento dei casi di sintomi bulimici può essere dovuto ai nuovi ideali di magrezza introdotti nel XX secolo. Fu dagli anni 1950 ad essere introdotta la tendenza a considerare il modello estetico snello.

Nel 1979, Gerald Russell pubblicò una descrizione di bulimia nervosa, in un articolo intitolato Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia, in cui riportò i casi di pazienti con una “paura morbosa di diventare grassi” che si abbuffavano e si epuravano in seguito. Specificò, inoltre, le opzioni di trattamento e indicò la gravità della malattia, che può essere accompagnata da depressione e suicidio. Nel 1980, la bulimia nervosa fece la prima apparizione nel DSM-III.

Come per l’anoressia nervosa, vi è una predisposizione genetica che contribuisce alla comparsa di questo disturbo alimentare.Livelli anormali di molti ormoni, in particolare la serotonina, hanno dimostrato di essere responsabili di alcuni comportamenti alimentari disordinati. Il fattore neurotrofico cerebrale è studiato come un possibile meccanismo.Vi sono prove che gli ormoni sessuali possono influenzare l’appetito nelle donne,ad esempio,facilitando l’insorgenza di bulimia nervosa.

In genere la bulimia comporta una assunzione di cibo rapida e fuori controllo, che può arrivare a fermarsi solo quando il bulimico viene interrotto da un’altra persona o lo stomaco inizia a fare male per un’eccessiva estensione, seguita da vomito autoindotto o altre forme di epurazione.

I rischi.

Questo può essere ripetuto più volte in una settimana o, nei casi più gravi, più volte al giorno e può essere causa diretta di:

  • Cronico reflusso gastrico dopo aver mangiato;
  • Disidratazione e ipopotassiemia causate dal vomito frequente;
  • Squilibrio elettrolitico, che può portare a ritmi anomali del cuore, all’arresto cardiaco e persino alla morte;
  • Infiammazione dell’esofago;
  • Trauma orale, in cui l’inserimento ripetitivo di dita o altri oggetti provoca lacerazioni al rivestimento della bocca o della gola;
  • Grave erosione dentale;
  • Erosione acida dello smalto dei denti;
  • Ulcere peptiche;
  • Infertilità.

Chi soffre di un disturbo alimentare si “riconosce”, come se portasse un marchio fatto di insicurezze, eccessiva attenzione per le calorie da assumere, bassa autostima e frequenti visite al bagno. Tanto incidono i mass media sullo sviluppo della patologia ed i commenti degli altri. Un soggetto particolarmente fragile può lasciarsi sopraffare da parole sprezzanti.

Spesso, invece, un disturbo alimentare si manifesta a causa di una situazione famigliare evitante nella quale il soggetto non si sente amato nè protetto adeguatamente e cade in uno stato di depressione forte e difficile da scardinare.

Come guarire.

Naturalmente si può guarire da un disturbo della sfera alimentare. Il primo passo è chiedere aiuto e rivolgersi a specialisti, anche se tante volte si pensa di non aver alcun problema e quindi alcun bisogno. Attualmente la terapia maggiormente utilizzata è quella cognitivo-comportamentale, in equipe multidisciplinare che vede la presenza anche di un nutrizionista.

Se magari riuscissimo a far passare il messaggio che la bellezza non deve rientrare in canoni limitanti ma che in quanto tale, è sempre diversa e mai uguale, tanti nostri amici o fratelli non si ammalerebbero di un disturbo dell’alimentazione.

 

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