Psicomotricità, strumento d’intervento educativo-riabilitativo

Recenti studi hanno confermato che la vita psichica di un individuo inizia già nel periodo intrauterino grazie alle percezioni e sensazioni corporee che il feto vive nel grembo materno. Il corpo ed il movimento, quindi, sono le dimensioni esperienziali che stanno alla base della formazione del pensiero. Questi due termini sono le basi su cui trova fondamento la psicomotricità.

L’etimologia della parola “psicomotricità” fa intuire che riguarda sia il movimento, sia l’aspetto psicologico (corpo/mente).

Recenti studi hanno confermato che la vita psichica di un individuo inizia già nel periodo intrauterino grazie alle percezioni e sensazioni corporee che il feto vive nel grembo materno. Il corpo ed il movimento, quindi, sono le dimensioni esperienziali che stanno alla base della formazione del pensiero. Questi due termini sono le basi su cui trova fondamento la psicomotricità.

La psicomotricità è una disciplina e professione che nasce e si sviluppa in Francia alla fine della seconda guerra mondiale. A partire da qui si è andata radicando in numerosi stati del mondo. E’ una disciplina che si interessa della persona attraverso la valorizzazione del corpo, considerato come base dello sviluppo dell’identità, espressione della vita emotiva, fondamento dei processi cognitivi e organizzatore della motricità in termini funzionali e relazionali. Una disciplina che riguarda tutti ed è relativa alla comprensione dell’uomo nel suo rapporto vissuto, agito e rappresentato con:
-lo spazio e gli oggetti;
-sé stesso e gli altri.
L’oggetto di studio è il disordine delle espressioni psicomotorie, cioè disordini psichici che si manifestano in disordini del movimento: disordini psicomotori non necessariamente di origine organica. Tali disordini possono essere presenti in tutte le età e situazioni, indipendentemente dalla presenza o meno di una reale patologia.

La psicomotricità dispone di strumenti di valutazione e di intervento: le metodologie e le tecniche sono varie (attività senso-percettivo-motorie, grafomotricità, gioco, rilassamento, attività simbolica e rappresentativa, ecc.), tenendo comunque come punto centrale il corpo come mediatore della relazione.

Diverse sono le tipologie di psicomotricità: quella analitico-relazionale, per esempio, segue il metodo del linguaggio primario, che si basa sul gioco libero senza esercizi prestabiliti. Ogni partecipante mette in scena liberamente il proprio bagaglio di significati e scopre la propria via (anche quella del cambiamento) nella relazione con l’altro.

Il corpo ed il proprio io sono parte integrante della relazione nel gioco. Quest’ultimo sostiene l’evoluzione e la crescita del soggetto, anche Platone riconosceva che “si può conoscere di più su un bambino in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. Soprattutto nel primo decennio di vita, il linguaggio con cui il bambino esprime se stesso non è tanto quello verbale, ma è proprio quello del corpo, del movimento e dell’azione che si concretizza nel gioco.

Il gioco diviene uno strumento e una chiave di lettura fondamentale per indagare il mondo psichico ed emotivo dei bambini, ma allo stesso tempo la sua evoluzione positiva diventa un obbiettivo terapeutico. La terapia psicomotoria individuale è utile quando si verificano blocchi o rallentamenti nel processo di maturazione psico-corporea dei bambini:

-disturbi dell’espressività motoria;
-ritardi dello sviluppo psicomotorio;
-ritardi cognitivi;
-disturbi e ritardi del linguaggio;
-difficoltà relazionali (aggressività o inibizione);
-difficoltà comportamentali.

Gli interventi di psicomotricità solitamente si rivolgono ai bambini di età compresa tra zero e  8-9 anni. L’originalità di questa pratica riabilitativa sta nella semplicità dei mezzi attraverso i quali si realizza: è attraverso il corpo, il movimento, l’azione di gioco, (che si distingue in senso motorio, simbolico e di socializzazione), la relazione e il materiale del setting (cubi, rettangoli di gomma piuma, materassi, palle, teli,corde,..) che il terapista opera poi per far evolvere positivamente queste situazioni di difficoltà.

Tale terapia può essere rivolta sia a bambini affetti da disabilità (sono noti i benefici del movimento sul sistema nervoso centrale), che a bambini che non presentano alcuna difficoltà, infatti è ormai un’idea comune ritenere il movimento un importante alleato dell’apprendimento: il sistema nervoso, grazie ad esso, si mantiene sempre attivo e pronto a nuove esperienze.

Oggigiorno i nostri bambini dedicano pochissimo tempo all’attività fisica e questo sicuramente è un demerito della nostra società: essa dovrebbe incentivare il movimento e ritenerlo un alleato dell’apprendimento. La psicomotricità potrebbe essere uno strumento che potrebbe trovare il proprio spazio all’interno delle nostre scuole.

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