Progressi nella cura della paralisi – impianto wireless per camminare.

Sono riusciti a fare il primo trapianto wireless per permettere alle persone con lesioni spinali di camminare.

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La scienza non si ferma mai, non smette mai di cercare nuove cure a mali fino a qualche decennio fa definiti incurabili, non smette mai di cercare di migliorare la qualità della vita di chi versa in una situazione di difficoltà fisica.

Pochi giorni fa l’annuncio di un traguardo importante che tanto fa pensare ad un film di fantascienza: grazie ad un impianto wireless situato nel midollo, due scimmie Macaco Rhesus sono tornate a camminare dopo una lesione spinale parziale.

L’equipe di scienziati che ha lavorato a questo progetto è stata coordinata da Gregoire Courtine, dell’Istituto di Tecnologia di Losanna (Epfl), con il contributo anche di menti italiane: Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Epfl e Marco Capogrosso.

Le scimmie utilizzate nella sperimentazione avevano subito una lesione al midollo spinale. Il flusso dei segnali elettrici provenienti dal cervello era stato interrotto , comportando una paralisi complessiva.

Questo studio prevedeva l’impianto di un chip nell’area del cervello deputata al movimento, con il compito di decifrare i messaggi e inviare le istruzioni all’impianto posto nella colonna vertebrale in modo da stimolare elettricamente i nervi appropriati.

Così ha spiegato Silvestro Micera: “Quando camminiamo il nostro cervello invia, attraverso il midollo spinale, dei comandi per attivare i muscoli. Ma se c’è una lesione nel midollo la trasmissione si interrompe e le indicazioni dal cervello non raggiungono i muscoli. Quello che siamo riusciti a fare è stato ripristinare il collegamento in modo artificiale”.

Entro sei giorni entrambe le scimmie hanno riacquistato un certo controllo della zampa rimasta paralizzata ed erano in grado di camminare su un tapis roulant.

Dopo un successo così emozionante, è normale chiedersi quando e se soprattutto questo “miracolo” della scienza possa avvenire anche per gli uomini affetti da lesioni spinali.

E’ sempre Micera a fornire interessanti e speranzose informazioni:” Traslare sull’uomo il lavoro già fatto non richiederà molto tempo. Già sono stati autorizzati studi clinici”.

E’ datato 2006 il primo esperimento messo in atto per registrare, con elettrodi, l’attività cerebrale per muovere un braccio robotizzato. Tanti i progressi nel settore a tal punto che secondo Andrew Jackson, dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università di Newcastle, i primi dispositivi sull’uomo potrebbero arrivare già entro i prossimi 5 anni.

Una notizia incoraggiante per tanti che sperano di ritrovare quell’autonomia perduta. Importantissimo il lavoro svolto da tutti gli scienziati che quotidianamente s’impegnano per far sì che non esista più la parola “impossibile” nel vocabolario di un malato o di una persona con disabilità con limitata o perduta mobilità.

Che cosa possiamo fare noi?
Sosteniamo la ricerca in tutti i suoi campi e supportiamo il lavoro dei nostri ricercatori che scelgono di restare nel nostro Paese e di combattere in nome della scienza.

Un mondo in cui non fa più paura la parola “lesione spinale” ( in questo caso), è un mondo veramente alla portata di tutti.

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