Love Giver

La rubrica di Valentina. Oggi ci parla di Sessualità, conoscete la professione del Lovegiver? Che cosa ne pensate? Valentina racconta il suo pensiero.

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Questo articolo è stato scritto da Alice Valentina Sodano. Ha 31 anni ed è affetta da neurofibromatosi di tipo 1. Ha creato la pagina A Modena giro anche io, in cui parla dei luoghi accessibili a chi come lei usa una carrozzina elettrica. Ha molteplici hobby, fare troppo a lungo le stesse cose la annoia, è perenne ricerca di cose nuove da provare e scoprire. Detesta il pietismo e la la commiserazione. Di solito le dicono che è estremamente realista

Ultimamente si parla spesso dei Love-giver. Questa è una figura ancora poco conosciuta in Italia, ma cos’è un Love-giver?
Il Love-giver è una persona che dopo aver seguito degli appropriati corsi formativi si occupa di soddisfare sessualmente le persone affette da disabilità gravi.
Cosa ne penso io dei Love-giver? A me onestamente non convince, e onestamente non piace il concetto che c’è dietro, ossia che il disabile a meno che non abbia un servizio a lui dedicato non ha nessuna speranza e possibilità di affetto-sessualità.
Non vedo tanta differenza fra un Love-giver e una prostituta, al di la della legalizzazione. Mi umilia onestamente che si possa pensare che a meno che io non mi affidi a un servizio, nessuno mai potrà trovarmi in qualche modo interessante, e di poter avere diritto alla sessualità soltanto tramite servizi a pagamento. Le persone si stupiscono sempre quando scoprono, che ho dei sentimenti, una sessualità e che nessuno dei miei ex fidanzati era disabile, si perché come ho già detto sembra che il disabile possa stare solo con i disabili o con chi faccia volontariato. Non esiste che una persona dalla vita comune possa voler passare del tempo e perché no, anche condividere il cuore con una persona disabile. E invece no, ci sono, esistono, le coppie con chi ha disabilità e chi è normodotato ci sono e quelle che conosco sono anche più salde di tante altre. Credo che la “soluzione” dei Love-giver sia triste e che lasci ancora più vuoto dentro in quelle persone che in realtà avrebbero bisogno di affetto vero, e che i tanti soldi stanziati per i corsi per diventare Love-giver sarebbero spesi meglio se si creassero corsi per insegnare alle persone a imparare a non guardare più il prossimo come un diverso, come un essere difettato e quindi non meritevole di affetto e quant’altro. E voi? Cosa ne pensate? Scrivetemi via mail info@intandem.it.
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