L’importanza delle emozioni!

Le emozioni sono importanti, si sà, troppo spesso però tendiamo a sottovalutare ed a non darle la giusta importanza sin dall'infanzia nel percorso educativo dei nostri piccoli. Scopriamo qualcosa di più sullo sviluppo delle emozioni.

Una cosa che manca sicuramente nel nostro sistema educativo ( statale e privato) è una vera e propria “educazione alle emozioni” o come si potrebbe dire ” educazione all’emotività”:

Come si può affrontare una situazione difficile, un disagio momentaneo o magari persistente se non si è in grado di gestire il proprio tessuto emotivo?

Quando non si è in grado di gestire le proprie emozioni e quanto non si sa come modularle ( non avendo, quindi, alcun equilibrio emotivo) perchè magari i propri genitori loro stessi presentano le medesime difficoltà, è proprio la scuola, insieme alle altre agenzie educative attive sul territorio, a dover intervenire.

Perchè è importante raccontare delle proprie emozioni? Secondo Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore al dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano, ci dice che raccontare le proprie emozioni aiuterebbe a costruire una corretta emotività. In un’intervista, alla domanda su quale potesse essere il momento giusto per educare alle emozioni, ha risposto cosi: ” Quando veniamo al mondo, siamo tutti dotati di un corredo emotivo innato: le emozioni vivono e si accendono dentro di noi in modo spontaneo e automatico.

Potremmo perciò dire che l’educazione emotiva comincia fin dal primo giorno di vita. Anzi, già in fase prenatale, la ricerca ha dimostrato che il modo in cui la mamma interagisce con il suo bambino, le parole che gli dice, i gesti con cui rimane in contatto con lui dentro al pancione, la musica che ascolta lasciano un segno significativo sul cervello emotivo del bambino e ne preparano la competenza emotiva.

Genitori tranquilli, positivi, non ansiosi, capaci di rispondere al pianto del bambino in tempi adeguati e selezionando la risposta giusta in grado di fargli conquistare tranquillità e serenità e riportarlo ad uno stato di calma, stanno – così facendo – “costruendo” le sinapsi nervose che permetteranno a quel bambino di conquistare una buona regolazione emotiva.

Un altro momento cardine per l’educazione emotiva del bambino è il periodo intorno al secondo anno di vita, quando lui può autodeterminare – almeno in parte – il proprio comportamento, dire no e intrattenere uno “scontro aperto” con i genitori. L’educazione alle emozioni prosegue poi nella scuola dell’infanzia, dove il bambino, grazie all’intervento educativo dell’adulto, può imparare a riconoscere, discriminare e condividere i propri stati emotivi, nominandoli uno per uno e differenziando, per esempio, la rabbia dalla tristezza, la paura dal disgusto”.

Quindi da subito si viene educati alle emozioni e da subito si costruisce il proprio tessuto emotivo, se l’ambiente è stimolante e motivante per il bambino. Naturalmente, il lavoro che viene svolto a casa dovrebbe trovare un continuum nel sistema scolastico. Non ci dimentichiamo che la scuola è il luogo nel quale si trascorre gran parte della giornata.

Immaginate quanto si potrebbe fare riservando un’ora al giorno al racconto delle proprie emozioni! Immaginato quanto si scoprirebbe sui nostri bambini e ragazzi! Ma soprattutto, immaginate quanto loro stesso scoprirebbero su se stessi e sui propri compagni di classe! Un’occasione mancata per costruire un’autentica relazione costruttiva e valida.

Spesso noi Pedagogisti, Psicologi, Educatori veniamo chiamati a “risolvere” situazioni critiche che potrebbero evitare di costituirsi se si provasse ad intervenire a priori: tanto si potrebbe fare per evitare episodi di bullismo, ad esempio, oppure di fobia scolastica e di disagio educativo. E allora perchè non si pensa ad educare alle emozioni?

Il compito di noi adulti è quello di dotare bambini ed adolescenti di quegli strumenti fondamentali per permettere loro di affrontare con facilità e sicurezza qualsiasi momento difficile. Facciamo in modo che i nostri ragazzi insieme al far di conto, sappiamo anche “maneggiare” le proprie emozioni.

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