L’ handicappato day

Alcune domande al Vicepresidente del Senato della Repubblica Gasparri, dopo la frase esclamata al family day.

Qualche giorno fa c’è stato il Family day, una manifestazione a favore della famiglia tradizionale ma contro tante cose che non elencherò per evitare di addentrarmi nel merito della manifestazione: ognuno ha il suo pensiero.
A questa manifestazione ha partecipato anche il Vicepresidente del Senato della Repubblica On. Gasparri. In uno spezzone video, mentre il cronista delle Iene rincorre il senatore per chiedergli un intervento circa le tematiche della manifestazione, l’onorevole ha esclamato, rivolto al cronista, cghe questo è il Family day, non l’handicappato day.
Nello scrivere le parole che seguono, la mia speranza è che possano arrivare anche al Vicepresidente.
Io non ho una disabilità, non sono un “handicappato”. Ogni giorno, però, lavoro con queste persone: a scuola, con le famiglie e nel tempo libero. La parte più difficile è però nella vita di tutti i giorni e durante le attività svolte con la cooperativa InTandem, perché si tratta di dimostrare a tutti che “handicappato” – o meglio “persona con disabilità” – non significa che una persona è priva di alcun diritto di svolgere qualsiasi attività come chiunque altro. Pertanto l’idea che un handicappato non possa partecipare al Family day sottolinea come un handicappato (utilizzando un termine a mio avviso improprio) dovrebbe essere altrove, non insieme agli altri partecipanti ritrovatisi in quella piazza a discutere e manifestare per le cose in cui credono.
Vorrei ricordare a tutti che ognuno di noi è “handicappato”: nella vita si incontrano continuamente degli “handicap” che ci costringono a svolgere alcune attività in maniera diversa rispetto ad altri che quell'”handicap” non l’hanno avuto. Può essere una situazione temporanea o vere e proprie criticità. Mi viene in mente, in questo momento, la complicata relazione che si può avere con i social network: non si può certo dire che sia sempre un rapporto senza “handicap”, ma non per questo impedisce di partecipare al Family day e tanto meno di assumere incarichi più o meno rilevanti.
Vorrei che questa lettera arrivasse a tutte quelle persone che, come l’on. Gasparri, potrebbero aiutarmi a comprendere come viene percepito, ancora oggi, un “handicappato”:

Per queste persone, cosa significa handicappato?
Cosa dovrebbero fare gli handicappati?
Dove dovrebbero stare gli handicappati?

Spero che qualcuno riesca a rispondere al più presto, così potrò finalmente svegliarmi da questo incubo causato, ne sono certo, da un fraintendimento.