Bullismo non è una parolaccia

Tante volte la cronaca porta all'attenzione di tutti noi un fenomeno che dovrebbe sempre attirare il nostro interesse: il bullismo. A volte sembra quasi una parolaccia, tutti sanno in linea di massima cosa significa ma molti hanno paura ad affrontarlo.

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Secondo un’indagine recente,un ragazzo su due è vittima di episodi di violenza fisica, verbale e psicologica. Queste ultime sono maggiormente diffuse: il 42% dei ragazzi confessa di essere presi in giro, il 30% ammette di aver subito offese e il 23,4% segnala di aver subito calunnie.

Purtroppo solo il 3,4 % dei ragazzi presi in esame nell’indagine, dice di aver segnalato di essere vittima di bullismo. Ma perché una percentuale cosi bassa? Perché i nostri adolescenti hanno paura di alzare la voce e chiedere di essere aiutati?

I primi studi sul bullismo furono svolti solo a partire dalla seconda metà del XX secolo si svolsero nei paesi scandinavi, a partire dagli anni Settanta, e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna e Australia.

Uno dei primi studi si deve alle indagini di Dan Olweus a seguito di una forte reazione dell’opinione pubblica norvegese dopo il suicidio di due studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.

Il termine “bullo”,letteralmente, vuol dire “prepotente”, tuttavia la prepotenza,è solo una componente del bullismo, che è da intendersi come un fenomeno multidimensionale. In Inghilterra non esiste una definizione univoca.

In Italia con il termine bullismo si indica «il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico».

In scandinavia, soprattutto in Norvegia e Danimarca, per identificare il fenomeno viene correntemente utilizzato il termine mobbing, così come in Svezia e Finlandia, derivante dalla radice inglese mob che significa «un gruppo di persone implicato in atti di molestie».

Il bullismo,spesso, tende a coinvolgere l’intero gruppo classe ( è un fenomeno che nasce e si sviluppa principalmente in ambito scolastico e comunque dove ci siano gruppi di adolescenti) che per non diventare prossimo bersaglio,non si oppone al comportamento violento.

Il bullismo si basa su:
-intenzionalità;
-persistenza nel tempo;
-asimmetria nella relazione.

Quindi un’azione intenzionale eseguita al fine di arrecare danno alla vittima, continuata nei confronti di un particolare compagno, caratterizzata da uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce.Il bullismo, quindi, presuppone la condivisione del medesimo contesto deviante.

Esistono diverse tipologie di bullismo, che si dividono principalmente in bullismo diretto e bullismo indiretto.Il bullismo diretto è caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo ed è caratterizzato da:

bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci, spintoni, sputi o la molesta sessualmente;
bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola, dicendo il più delle volte parolacce e scortesie;
bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
cyber-bullismo o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite SMS o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.

Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.

Nelle azioni di bullismo si riscontrano i seguenti ruoli:
-“bullo o istigatore”: è colui che fa prepotenze ai compagni;
-“vittima”: è colui che più spesso subisce le prepotenze;
-“complice”: colui che, magari, ride all’azione del bullo alimentandolo.

Una distinzione va fatta in base al sesso del bullo: i bulli maschi sono maggiormente inclini al bullismo diretto, mentre le femmine a quello indiretto.

I maschi in particolare, tendono maggiormente all’approccio di forza, mentre le femmine preferiscono il “chiacchiericcio”, il pettegolezzo infido e cattivo.

Per quanto riguarda invece l’età in cui si riscontra questo fenomeno, si hanno due diversi periodi:il primo, tra i 8 e i 14 anni di età, mentre il secondo tra i 14 e i 18, anche se negli ultimi anni si sono riscontrati fenomeni di bullismo anche tra i ragazzi di 11 anni e anche di meno.

Una quarta figura è l'”attendente o spettatore” che partecipa all’evento senza prendervi parte attivamente Il bullismo, quindi, varia da un semplice rapporto diadico ad una gerarchia di bulli che si circuiscono a vicenda.

Ricerche hanno dimostrato che l’invidia ed il risentimento possono essere indicatori di rischio per diventare un bullo. Inoltre, è emerso che alcuni bulli hanno tratti di personalità narcisistica, mentre altri mostrano vergogna o imbarazzo per ciò che si è fatto.

In alcuni casi l’origine del bullismo affonda le radici nell’infanzia, magari da parte di chi è stato a sua volta vittima di abusi. Ci sono delle prove che indicano che i bulli hanno molte più probabilità di avere problemi con la giustizia, e che possa strutturarsi da adulto in una vera e propria carriera criminale.

Che cosa si può fare per contrastarlo?

Si può fare tanto per contrastare questo fenomeno. Si possono intraprendere percorsi di condivisione delle emozioni per far imparare ai giovanissimi come gestirle al meglio.

Si possono istituire settimanalmente dei gruppi di ascolto nei quali confrontarsi e chiarirsi. Si possono avviare percorsi nei quali far partecipare anche i genitori, perché deve esserci il sostegno da parte delle famiglie è indispensabile per qualsiasi attività educativa.

Il bullismo si può sconfiggere. Il bullismo si può affrontare e si può sradicare. Basta volerlo e soprattutto basta non fare spallucce quando veniamo a conoscenze di episodi in cui un/a ragazzino/a viene essere preso di mira.

Aiutiamo la società a prendere coscienza che il caso di cronaca, per il quale tutti si impietosiscono, non debba arrivare sul giornale! Aiutiamo l’opinione pubblica a capire che di bullismo si muore soprattutto perché si viene lasciati soli.

Educatori,Pedagogisti, Psicologi e quanti operano nel sociale devono essere i crociati di questa battaglia non violenta, uniti su può vincere.

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