Una storia (come tante) di vita

La storia di Luisa, madre alla ricerca di un progetto di autonomia e di tempo libero per suo figlio. La storia è vera, i nomi sono inventati per ovvi motivi di privacy.

Sono entrato a contatto con Luisa casualmente, 1 anno fa, mentre stavo passeggiando in uno dei parchi di Modena insieme a Chico, uno dei ragazzi che seguo. Luisa era al parco con suo figlio, che ha una forma di autismo ad alto funzionamento. I due ragazzi si sono riconosciuti poiché avevano trascorso alcune giornate in un centro per persone con disabilità nel modenese.
Dopo le normali consuetudini di presentazione Luisa iniziò a parlarmi ed a raccontarmi della sua vita, di come era difficile essere madre di una persona con disabilità e quanto il suo ragazzo avesse necessità di ampliare i suoi orizzonti, avere un gruppo di persone con cui uscire e così iniziare a distaccarsi dalla madre. Distaccarsi, per più di un motivo. Il primo era sicuramente dovuto al fatto che suo figlio aveva 26 anni e non aveva un gruppo di amici, il secondo era più personale, cioè che lei iniziava a sentire i sintomi dell’età, che non riusciva più a soddisfare le necessità di suo figlio ed ad assecondarlo nel tempo libero. Daltronde per una madre che da 26 anni segue suo figlio nella maggior parte delle sue attività, che con passione ancora continua a pensare al suo benessere, è normale preoccuparsi anche di un percorso di autonomia, che lo distacchi dalla sua ala potettrice.
E’ in quel momento che le presentai inTandem, al tempo solo un’idea nella mente dei fondatori. Le raccontai la nostra visione, come volevamo raggiungerla e perché.
Da allora sono passati un po di mesi, inTandem è nata ed è entrata nella vita di tante famiglie, il figlio di Luisa non si perde neanche una delle nostre serate.
Qualche giorno fa, ho avuto la possibilità di parlare di nuovo con lei, mi raccontava come suo figlio non vedeva l’ora di venire nelle nostre serate. Quanto si stava divertendo e come si stava rendendo anche più autonomo nei vari ambiti della sua vita. Non nascondo che mentre mi venivano raccontate queste cose i miei occhi si sono riempiti di lacrime, non potevo non essere commosso davanti all’oggettività di vedere che quello che stiamo facendo non è solo tempo libero, ma è molto di più.

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