Le telecamere sono la soluzione per educatori incapaci?

Troppe sono le volte in cui si sente parlare di "educatori" (nel senso di persone che dovrebbero educare), che maltrattano i bambini.

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Ancora maltrattamenti in asilo, ancora video shock di violenze ed umiliazioni, ancora “maestre” arrestate. Ogni qualvolta notizie del genere arrivano all’attenzione dell’opinione pubblica, si scatenano vespai di polemiche e si aprono dibattiti a non finire ( dalle aule di Camera e Senato fino ad arrivare ai salotti tv) sull’introduzione di telecamere a circuito chiuso a tutela dei minori in tutte le strutture da loro frequentati, quindi asili compresi. Con questa riflessione non ci si vuole schierare a favore di una posizione piuttosto che di un’altra, ma si vuole solo porre l’accento su una questione che pochi prendono in considerazione. Prima di parlare di telecamere, di controlli sull’operato del personale nelle strutture sociali, si dovrebbe parlare di personale qualificato.
In quante strutture lavorano operatori senza titolo e senza le qualifiche adeguate? Quanti sono i direttori di scuole paritarie che ad un laureato preferiscono un diplomato perchè magari “costa meno”? O magari perchè è “amico, parente di”? Tante volte, forse anche troppe.
Possono testimoniarlo i tanti Dottori in Scienze Dell’Educazione e Scienze Pedagogiche che si vedono scavalcati. Ora, è normale che il “titolo” non sia un’assicurazione riguardo la possibilità di commettere o meno violenza, però, quantomeno assicura professionalità. Naturalmente occorrerebbe anche una certa dose di autocoscienza tale da fare un passo indietro e non scegliere un ambito lavorativo così delicato come quello del sociale: entrare in relazione con un minore, un anziano, un disabile non è da tutti e non è per tutti. Qui non si tratta di lavorare al PC dove puoi spingere un tasto e resettare tutto, qui è in gioco la Persona. Scegliere una Professione D’Aiuto vuol dire fare un atto di responsabilità. La speranza è che la classe politica si muova in questo senso, attivandosi attraverso leggi a tutela dei più deboli e dei lavoratori “in regola”… anche se questo volesse dire venir monitorati da una telecamera.
Io personalmente la telecamera a circuito chiuso l’accetterei ben volentieri se servisse a discriminare gli operatori competenti e di qualità da quelli che non lo sono. Non dobbiamo avere paura di fare con competenza il nostro lavoro. Piuttosto paura dovrebbe avercela chi specula sulla carne di chi non ha voce.